PROPRIETA’
Hera Spa è una partecipata, ossia una società ad azionariato diffuso a maggioranza relativa di soci pubblici.
La compagine azionaria di Hera è caratterizzata da un azionariato diffuso costituito da circa 24.000 investitori privati italiani ed esteri, tra cui persone fisiche e persone giuridiche impegnate in attività non finanziarie.
Il controllo della proprietà è in capo ad un patto di sindacato al quale aderiscono 111 Comuni.
Di questi i Sindaci di 12 Comuni con partecipazioni rilevanti compongono il Comitato di Sindacato di Voto, che che è l’organo che esprimendo la maggioranza relativa dei voti in assemblea, di fatto ha il governo dell’azienda.
Il Comitato di Sindacato di Voto di fatto nomina i vertici apicali, votando in Assemblea le liste che danno luogo al Consiglio di Amministrazione (CdA), ed esprime il Presidente Esecutivo e l’Amministratore Delegato.
ATTIVITA’
L’attività del Gruppo si rivolge quotidianamente ad oltre 4,2 milioni di utenti, nei settori:
– ambiente: raccolta di rifiuti urbani e trattamento di rifiuti urbani ed industriali;
– reti: distribuzione di acqua, gas ed energia elettrica e teleriscaldamento;
– energia: vendita e trading di gas ed elettricità, generazione elettrica;
– rete dati: banda ultra-larga di circa 4.400 chilometri in fibra ottica di proprietà
NUMERI CHIAVE
- Ricavi: 11 miliardi di euro ca.
- Debito: 4,2 miliardi di euro ca.
- Dipendenti: 9.400 ca.
- Presenza: presente in 311 Comuni italiani in Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Toscana.
- Mercato: perimetro di business e ranking – vedi
1° operatore nel settore ambiente
2° operatore nel ciclo idrico
3° operatore nella vendita di energia
4° operatore nella distribuzione del gas
PUNTI DI FORZA
- La base di utenti è ampia e diversificata: sono serviti i Comuni nelle Regioni tra le più ricche d’Italia.
- Oltre il 50% dei contratti in valore sono regolati, ossia contratti con pubbliche amministrazioni, condizione che fornisce un flusso di cassa stabile e tangibile.
- Esiste un alto potenziale di sinergie liberabili dalla gestione di business tra loro simili.
- Si dispone di una dotazione impiantistica di primo livello: gli assett in dotazione per numero e contenuto tecnologico costituiscono un vantaggio competitivo concreto.
- Il top management esistente è stabile e competente, attento ad anticipare e preordinare i mutamenti che nell’economia di oggi accadono con modalità repentine ed inaspettate.
Il Presidente Esecutivo Cristian Fabbri | L’Amministratore Delegato Orazio Iacono
HERA SPA E’ UNA SOCIETA’ PUBBLICA
Il Consiglio di Amministrazione (CdA) ed il Comitato di Sindacato di voto composto dai 12 Sindaci dei Comuni con partecipazioni rilevanti si confrontano costantemente per mantenere bilanciati gli equilibri di governance necessari a perseguire due obiettivi tra loro contrastanti:
A. i bisogni collettivi di servizi ed infrastrutture a beneficio degli utenti.
B. il ritorno del capitale investito dal lato degli investitori privati.
Questo compito risulta molto complesso per i seguenti motivi:
1. l’azienda gestisce beni fondamentali e necessari di pubblica utilità;
2. oltre il 50% in valore delle prestazioni sono regolate ossia rivolte a enti pubblici della collettività come ospedali, scuole, caserme, ecc.;
3. le reti di distribuzione a suo tempo furono conferite gratuitamente da enti pubblici, e furono costruite con soldi pubblici derivanti dalle tasse dei cittadini;
4. il top management è di nomina pubblica;
5. La società è quotata alla Borsa valori italiana, e una parte del capitale è flottante ossia aperto a chi vuole sottoscrivere azioni: oggi il 40% del capitale è di ca. 20.000 piccoli azionisti.
VOCAZIONE ALLA COMUNITA’ DI RIFERIMENTO
L’azienda è inserita positivamente nel contesto ambientale in cui opera, grazie a:
– Riunioni di investimento: incontri tra dirigenti, amministratori pubblici e cittadini per spiegare gli investimenti in atto.
– Interazione col territorio: iniziative come HeraLab, HerAcademy sono rivolte al confronto con imprese, associazioni, scuole ed enti di formazione ed orientamento professionale;
– Assemblea dei Soci: momento in cui gli azionisti si trovano fisicamente avendo facoltà di esprimere le proprie osservazioni e proposte, e possono interagire di persona con top management ed i soci amministratori pubblici;
– Sito istituzionale www.gruppohera.it: mette in relazione in modo intuitivo e sintetico l’azienda col mondo esterno.
Comunicazione: si rappresentano in modo sintetico e analitico, i progetti, i fatti ed risultati dell’attività.
Commerciale: permette di avere i riferimenti diretti con cui attivazione e gestire di rapporti di fornitura.
Gestionale: www.servizionline.gruppohera.it permette di visionare i propri contratti di fornitura in essere dal punto di vista amministrativo e contabile.
Informazione: permette di contattare con i vari reparti/organi aziendali, semplicemente inviando una e-mail con dei questiti pertinenti il settore contattato.
– Applicazioni: Il Rifiutologo e Acquologo permettono di interagire direttamente col servizio ambiente e col servizio che gestisce il ciclo idrico.
La gestione esecutiva da parte del management si ritiene sia stata in questi anni e sia tuttora efficace, valida ed adeguata. A partire dalle cariche apicali con il Presidente Esecutivo Cristian Fabbri, l’Amministratore Delegato Orazio Iacono, il Direttore Tecnico Operations Roberto Barilli e Direttore Finanziario Jens Klint Hansen, e tutta l’alta Dirigenza, riteniamo il management competente, affidabile e dedicato.
Si rapporta in modo corretto garantendo all’azienda efficienza, affidabilità, trasparenza, agilità, innovazione. Grazie al management, il Gruppo Hera coi suoi 9.400 uomini è una realtà importante per il nostro territorio di cui andare fieri e di cui avere fiducia.
A fronte di un management determinato, agile e innovativo, si ha la sensazione di avere una proprietà pubblica poco presente, soprattutto nel fornire le Linee Guida.
La proprietà pubblica pare sia delegata a 11 rappresentanti di Sindaci dei Comuni con partecipazioni rilevanti, che si riuniscono nel Comitato di Sindacato, come indicato ne Plunto 3.dei Patti Parasociali nel sito Consob.
“Al fine di assumere le decisioni del Sindacato di Voto, le Parti hanno istituito un organo deliberativo del Sindacato di Voto (il “Comitato di Sindacato”) composto come segue:
1 membro designato dal Comune di Bologna, al quale sono attribuiti 7 voti,
1 membro designato dagli azionisti minori dell’area di Bologna, al quale sono attribuiti 2 voti,
1 membro designato da Holding Ferrara Servizi S.r.l., al quale è attribuito 1 voto,
1 membro designato da Ravenna Holding S.p.A., al quale sono attribuiti 5 voti,
1 membro designato dal CON.AMI, al quale sono attribuiti 6 voti,
1 membro designato da Rimini Holding S.p.A., al quale è attribuito 1 voto,
1 membro designato dal Comune di Cesena, al quale è attribuito 1 voto,
1 membro designato dagli azionisti Modena, al quale sono attribuiti 6 voti,
1 membro designato dal Comune di Padova al quale sono attribuiti 3 voti,
1 membro designato dal Comune di Trieste al quale sono attribuiti 3 voti,
1 membro designato dal Comune di Udine al quale sono attribuiti 2 voti.
ll numero di voti assegnato a ciascun Socio Principale, per il tramite del proprio membro del Comitato, è attribuito, per tutta la durata del Patto, sulla base di un voto per ogni 1% delle Azioni Bloccate dallo stesso detenute, arrotondato per difetto qualora l’avanzo sia stato inferiore allo 0,50%, ovvero per eccesso qualora l’avanzo sia stato pari o superiore allo 0,50%, delle Azioni Bloccate.” Fonte: Consob
Sono questi 11 membri che hanno la facoltà di prendere le decisioni fondamentali per dirottare le politiche aziendali verso la realizzazione di servizi ed infrastrutture di pubblica utilità rispetto a logiche finanziarie e di cassa immediata.
Ciò è in linea con tre aspetti basilari:
1. Lo Statuto, per cui “La Società ha la finalità, nel rispetto dei principi di economicità e redditività e della riservatezza dei dati aziendali, di promuovere la concorrenza, l’efficienza ed adeguati livelli di qualità nell’erogazione dei servizi.”
2. La Consob, per cui ““…nelle società quotate, come in qualsiasi altra S.p.A., a norma dell’articolo 2433 c.c. è l’assemblea che approva il bilancio che deve deliberare sulla distribuzione degli utili ai soci.”
3. Il Buon senso: una società a maggioranza di capitale pubblico, che fornisce beni e servizi di pubblica utilità, su reti conferite in gestione da enti pubblici e realizzate con fondi pubblici, con manager nominati di nomina pubblica, ha l’obbligo morale di privilegiare l’interesse collettivo pubblico rispetto a quello del tornaconto personale privato dei soci.
Tutto questo per dire che anche se HERA è una Società per Azioni, la proprietà pubblica attraverso il Comitato di Voto ha pieno titolo istituzionale, giuridico e morale di richiedere al Consiglio di Amministrazione e al top management di adottare tutte le politiche che ritiene utili per il Bene Comune. Vediamo quali sono dal punto di vista di Azionehera nel paragrafo successivo.
Azionehera nasce nel 2011 per coordinare gli azionisti del Gruppo Hera interessati ad un equo ritorno del capitale investito, nel rispetto dell’ambiente e dell’interesse collettivo.
Il PIANO INDUSTRIALE proposto da Azionehera prevede delle LINEE GUIDA con AZIONI STRATEGICHE che il top management già conosce e senz’altro in parte già implementa quotidianamente.
Il TEMA è il quanto perseguire determinati aspetti, ossia il livello di “affondo” in determinate azioni piuttosto che in altre, nell’ottica di fondo di perseguire l’interesse collettivo degli utenti in primis.
1. Regolare le tariffe in una logica di posizionamento di ‘green economy’.
2. Entrare nel capitale di una banca e renderla pubblica.
Cooperare con le altre Multiutilities per richiedere in sede Utilitalia, Conferenza delle Regioni, UPI ed ANCI l’istituzione di una Moneta Fiscale di Stato. Vedi Moneta Positiva https://www.youtube.com/watch?v=Sa5Rv9MwKw4&feature=share
3. Scorporare le reti idriche, gas, telco, transferendole a un fondo di proprietà 100% pubblica, e relativa gestione affidata a public co. a golden share pubblica.
4. Efficientare la rete idrica sostituendo le condotte in cemento amianto a fine ciclo di vita, costruendo depuratori ed invasi di riserva idrica.
5. Investire in aziende di selezione meccanica automatica dei rifiuti, riciclando la plastica senza incenerirla. Trattamento in situ dei rifiuti ospedalieri.
6. Investire nelle nuove energie, nel ‘metodo Rubbia’ per la combustione pulita del metano in mix con idrogeno, in aziende che producono impianti per la produzione di idrogeno e di plastica vegetale.
7. Cooperazione tra multiutilities pubbliche unificando ricerca & sviluppo, sistemi informatici e uffici acquisti unendosi su piattaforme pubbliche come Ancitel.
8. Favorire la ricaduta economica realizzata da aziende locali, privilegiando l’impiego delle migliori tecnologie disponibili. Condividere gli utili coi lavoratori con un piano ESOP di distribuzione di azioni ai dipendenti, che dietro la presentazione di un programma possono indire elezioni ed essere eletti come Consiglieri nel Cda.
9. Articolare l’assemblea dei soci in più distinte giornate, per avere un momento cognitivo, uno di confronto e uno deliberativo. Facilitare la modalità di votare i punti all’O.d.g. per corrispondenza e/o via e-mail come previsto dalla Dir. 2007/36/CE, anche a partire dalle Reti Civiche dei Comuni serviti da Hera.
10. Crescita organica con sviluppo di know-how tecnico interno per progettare ed installare impianti turn-key autonomamente e per conto terzi.
Il PIANO INDUSTRIALE proposto da Azionehera prevede delle LINEE GUIDA con AZIONI STRATEGICHE che il top management già conosce e senz’altro in parte già implementa quotidianamente. Il TEMA è il quanto perseguire determinati aspetti, ossia il livello di “affondo” in determinate azioni piuttosto che in altre, nell’ottica di fondo di perseguire l’interesse collettivo degli utenti in primis.
1. IDENTITA’ E POSIZIONAMENTO
Il Gruppo HERA è una Azienda che soddisfa i bisogni primari di base di noi cittadini. Provvede alla fornitura dei servizi di pubblica utilità di base, e fornisce l’intelligenza per realizzare l’impiantistica e le infrastrutture primarie per la vita in una città.
L’Ambiente di riferimento per l’Azienda è una società con un Modello di Sviluppo né Statalista nè Neoliberista Mercatista, ma quello della Terza Via basato sullo Stato Imprenditore: qui il soggetto pubblico è il protagonista dell’economia di mercato, ossia detiene la Golden Share nelle aziende strategiche che sono società ad azionariato diffuso. Le banche oggi sono le aziende strategiche più importanti, dal momento che la creazione di moneta oggi è svincolata dal valore intrinseco, un tempo l’oro, e viene creata letteralmente dal nulla con un click del computer.
Si offe il miglior servizio al miglior costo possibile per gli utenti, con un posizionamento in chiave di “green economy” a favore dell’ambiente. e “blue economy” a favore della società.
L’azienda deve puntare all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili al fine di offrire NON tanto il minor costo possibile, quanto il migliore possibile, tenendo conto della ricaduta in termini di salute fisica ed economica nel territorio di riferimento.
La consapevolezza di fondo è che l’attività non è finalizzata a vendere merci a dei clienti in un mercato, ma si opera quotidianamente per il Bene Comune della Società Civile, per fornire un adeguato livello di servizi ed infrastrutture agli utenti.
2. STRUTTURA SOCIETARIA
Società ad azionariato diffuso, in inglese public company, con Golden Share pubblica.
Per Golden Share si intende la quota di maggioranza relativa, che in Hera Spa è rappresentata dal Patto di Sindacato dei Sindaci di Comuni, e/o di altri enti pubblici.
Che la quota di maggioranza sia del 51% o del 100%, non cambia nulla, in quanto le decisioni sono prese in Assemblea a maggioranza dal socio pubblico,
La condizione di azionariato diffuso, ossia l’avere tanti piccoli azionisti privati, è di fatto un bene per i seguenti motivi:
1. C’è qualcuno al di fuori del socio di maggioranza che può verificare e valutare la bontà dell’azione di governo, portanto ulteriori punti di vista, osservazioni e proposte.
2. Si dà la possibilità ai cittadini-utenti di investire anche un piccolo risparmio in una società dell’economia reale, favorendo lo sviluppo del territorio, bypassando la finanza.
3. Dal punto di vista dell’attivismo civico è una forma di esercizio di Democrazia Diretta di tipo economico. Infatti anche con una sola azione è possibile partecipare alle assemblee dei soci e votare, e ogni azione posseduta corrisponde ad un voto.
Il socio pubblico di maggioranza in questa ottica favorisce ed agevola i coordinamenti dei piccoli azionisti come Azionehera, ritrovandosi rappresentati in Piano Industriale che condiviso.
3. STRUTTURA OPERATIONS
3.1 Cercare di perseguire una crescita di competenza tecnica sia interna organica potenziando la progettazione, ricerca e sviluppo, che esterna acquisendo aziende. Il fine è quello di arrivare ad una struttura verticale integrata con know-how proprietario nelle filiere delle aree di business, con un vantaggio competitivo di natura tecnica e organizzativa.
3.2 Questo permetterebbe alla società di operare con due anime: operatore di distribuzione di pubbliche utilità, e società impiantistica in grado di realizzare tutti gli impianti e tutte le infrastrutture di rete, dalla progettazione, alla installazione fino allo loro manutenzione e nel caso upgrading o decommissioning..
3.3 Il know-how di filiera delle reti riguarda quindi sia l’attività di progettazione, realizzazione di impianti e software di funzionamento, che l’attività di gestione e manutenzione. Questo permette alla società di realizzare ricavi con una attività imprenditoriale vera e propria, contenente un rischio di impresa. A questo punto gli eventuali utili generati sarebbero tali in senso stretto, quindi legittimi e suscettibili ad essere distribuiti come dividendi.
Per contro l’attività di operatore di distribuzione di pubbliche utilità, è una attività di interesse pubblico che come tale che non dovrebbe comportare profitti. Infatti la differenza tra i ricavi delle bollette degli utenti e il livello di costi per la manutenzione delle reti, è discutibile classificarli come utili… tenendo presente che sono generati in regime di quasi-monopolio, con contratti per il 50% regolati, ossia con forniture destinate a istituzioni pubbliche come ospedali, scuole, caserme e altri uffici della p.a..
3. STRUTTURA FINANZIARIA
3.1 Acquisizione di quota di capitale di una Banca Pubblica, ossia di una banca di proprietà di un ente pubblico (come ad es. Ministero del Tesoro, Regione, ecc.), e/o di una Banca di interesse nazionale quotata in borsa (come ad es. MPS/Carige).
Questo permetterebbe l’apertura di linee di finanziamento a tasso agevolato per investimenti infrastrutturali di lungo periodo, privilegiando il ritorno a livello di quota capitale piuttosto che un ritorno in quota interessi.
3.2. Reinvestire le risorse degli utili generati in spese in conto capitale per investimenti in beni strumentali ed asset, privilegiando una valorizzazione del titolo in quota capitale nel lungo periodo rispetto ad una politica di alti dividendi.
A questo scopo occorre fare in modo che l’Autorità GSE possa controllare che gli utili che i soci pubblici (=I Comuni) ricevono dalla multiutility come il Gruppo Hera, siano destinati a opere attinaenti la mission istituzionale della multiutility che li ha generati, quindi nel caso di Hera nella manutenzione e sviluppo delle reti. Spesso oggi gli utili distribuiti finiscono nelle spese correnti, per es. per l’assunzione di personale a scopo elettorale.
3.3 Ridurre il debito bancario, anche per riservare maggiori risorse alla fiscalità generale. Appoggiare a livello di Utilitalia la proposta di fare creare al Ministero delle Finanze una moneta fiscale a corso legale, ossia valida sia per il pagamento delle tasse che per tutte le transazioni.
3.4 Cercare quanto più possibile di ricorrere al credito di istituti inseriti nei circuiti del territorio di riferimento (es. Cassa DDPP e Banco Posta, Banche di Credito Cooperativo, Casse di Risparmio) per ottimizzare la ricaduta sul territorio degli interessi passivi e degli oneri di commissione.
3.5 Condividere il rischio di impresa coi lavoratori dipendenti con un piano di distribuzione di azioni, con la clausola di non poterle rivendere fintanto che rimane dipendente.
I dipendenti avranno la possibilità di eleggere fino a 4 colleghi -uno per ciascuna unità di business- come consigliere nel Cda, che sarà votato sulla base di un programma di mandato.
Da consigliere avrà delega a partecipare alle riunioni all’Autorità l’energia elettrica per il gas e il sistema idrico, in Atesir e in Utilitalia.
4. POSIZIONE COMPETITIVA E BENCHMARKING
4.1 Creare economie di scala tramite alleanze tra multiutilities nazionali condividendo:
– ricerca e sviluppo
– sistemi informatici
– gruppi di acquisto
La creazione di alleanze permette di avere i soli vantaggi tipici delle fusioni ed acquisizioni, senza i relativi svantaggi, derivanti dai costi di sovrastruttura e dai tempi per realizzarle.
L’azionista di maggioranza è il soggetto pubblico, quindi le multiutilities hanno il dovere di coordinarsi e cooperare piuttosto che competere facendosi la guerra sui prezzi, magari a scapito del servizio.
L’azienda si deve distinguere in positivo, e per migliorare la vita agli utenti può perseguire una serie di obiettivi operativi:
4.2 valutare ritorno al cassonetto unico. Passare dalla raccolta differenziata a monte, alla selezione differenziata a valle. Il concetto è che la differenziata la fa il gestore nei propri stabilimenti, e non i cittadini per strada.
Questo perché secondo fonti Utilitalia, la raccolta differenziata porta a porta costa oltre il doppio di quella stradale.
Occorre distinguere tra “raccogliere” e “riciclare“. La percentuale di raccolta differenziata è una cosa, mentre la percentuale di materiale effettivamente selezionato, riciclato e reimmesso nel ciclo di vita utile è un’altra cosa. A cosa serve avere la plastica bella divisa, selezionata e in ordine, se poi come succede oggi il 50% circa del materiale differenziato viene triturato sotto forma di Combustibile da Rifiuto (CDR) e avviato all’inceneritore?
4.3 Bruciare i rifiuti è una follia. D’altronde, se l’offerta di rifiuti selezionati, è superiore alla domanda, che cosa possiamo fare? Questo possiamo fare:
– Promuovere a livello di Utilitalia una legge che limiti a n.4 i polimeri destinati agli imballaggi flessibili. Avendo a che fare con un minor numero di tipologie di plastiche (pvc, pet, pp, hdpe, abs, ecc. ecc.) il recupero in automatico sarebbe molto più semplice.
– Promuovere a livello di Utilitalia una legge che imponga una tassa governativa -del tipo dell’accise sui carburanti- sui materiali plastici vergini di primo ciclo, rendendoli meno convenienti di quelli riciclati e molto meno convenienti delle plastiche di origine vegetale.
– Promuovere a livello di Utilitalia una legge che imponga una % di plastiche di origine vegetale biodegradabile e combustibile senza emissioni di diossine e furani.
– Valutare sugli impianti esistenti l’inserimento di una stazione di presorting della plastica a monte della bocca del forno, regolando la temperatura di combustione con una lancia a metano per bilanciare gli sbalzi di temperatura. Il concetto è che visto che oramai gli inceneritori ci sono, che si utilizzino solo per bruciare e produre energia per tutto ciò che non inquina bruciando, come materiali di origine vegetale senza bruciare plastica sintetica.
4.4. Rifiuti ospedalieri in situ
I rifiuti ospedalieri pare siano circa un 3% di tutti i rifiuti speciali.
…IN CORSO DI REDAZIONE…
Preordinare l’Assemblea dei soci con incontri preparativi, separando il momento cognitivo e di confronto da quello deliberativo.
Questo avviene già nelle multi utilities americane, dove le California Public Utilities Commission sono delle Commissioni in cui le autorità cittadine si incontrano periodicamente con i cittadini per discutere dei bisogni e degli investimenti.
4.3 Per semplificare i lavori potrebbe essere utile preordinare gli argomenti inserendo delle sintesi dei vari temi sulle Reti Civiche dei Comuni serviti dal Gruppo, e fornire alcuni momenti di discussione prima dell’assemblea annuale dei soci. In tutti i casi verrebbe recepita la Dir. 2007/36/EU che tende a rimuovere gli ostacoli alla “partecipazione assembleare“, attribuendo facoltà di voto via e-mail e per corrispondenza dei vari punti all’o.d.g. nelle assemblee dei soci.
Diffondere la cultura dell’azionariato diffuso tra gli utenti. Al fine di facilitare le modalità di partecipazione alla vita assembleare come anche previsto dalla Shareholders Rights Directive, e favorire un miglior confronto tra i soci, si prevede:
6.1 di rendere disponibile il “Libro Soci” in formato elettronico, ai soci che lo richiedono in modo completamente gratuito, fermo restando l’obbligo alla non divulgazione dei nominativi degli azionisti nel rispetto delle leggi sulla privacy.
6.2. di permettere ai singoli soci di poter inserire le proposte sul sito istituzionale, creando un’apposita sezione ufficiale riservata al dialogo tra azionisti, in un forum di discussione moderato, collegato ed esterno al sito istituzionale.
6.3. Informare gli utenti attraverso delle indicazioni sulle bollette della forma societaria di Hera Spa, e sulla modalità di come diventare azionisti di società quotate, evitando sempre di sollecitare il pubblico risparmio in forma diretta o indiretta.
Nell’area ambiente puntare al riciclo e riuso dei rifiuti, riducendo sempre di più e gradualmente il ricorso alla termovalorizzazione, utilizzabile per i prodotti da biomasse e anche per i rifiuti ospedalieri. L’idea è quella di una differenziazione spinta effettuata dal gestore, svolta in automatico con linee di selezione meccanica, come quelle proposte da aziende locali innovative come l’imolese Plasticsort. Valutare sugli impianti esistenti l’inserimento di una stazione di presorting della plastica a monte della bocca del forno, regolando la temperatura di combustione con una lancia a metano per bilanciare gli sbalzi di temperatura. Il passaggio di mentalità da una “raccolta differenziata” ad una “selezione differenziata“ garantirebbe i seguenti benefici:
7.1. con un cassonetto unico indifferenziato, si semplifica la vita ai cittadini.
7.2. Con una selezione meccanica automatizzata, i rifiuti sono meglio selezionati e si riducono drasticamente le percentuali non recuperabili perché “mischiate“. Oggi questa parte ha ancora una percentuale elevatissima, forse del 40-50%, e per questo oggi viene triturata ed incenerita, col nome sibillino di CDR, combustibile da rifiuti.
7.3. Hera Spa acquisirebbe una posizione di vantaggio competitivo nella realizzazione in house di tali impianti, che la potrebbe porre ai vertici mondiali dal punto di vista della qualità del servizio offerto nel settore.
Sviluppare know-how tecnico per crescita organica sviluppando tecniche interne per progettare impianti turn-key come:
9.1 sviluppo di impianti di selezione meccanica per la separazione in automatico dei materiali organici ed inorganici; con verifica azienda PlasticSort di Imola, ed eventuale assorbimento..
9.2. sviluppo di cassonetti compattatori alimentati da pannelli solari (es. BigBelly) che da un lato evitano “l’effetto piramide” dei rifiuti che si oggi si origina con le cupole ad apertura a bussola, dall’altro possono ridurre il volume del materiale di varie volte;
9.3 sviluppo di inceneritori di piccola e media dimensione con prevagliatore della plastica, per bruciare solo biomassa evitando così la produzione di diossine e furani;
9.4 sviluppo di impianti di depurazione acque, e micro depurazione per canali cittadini;
9.5 sviluppo di impianti di cogenerazione a biomassa, eoliche, geotermiche, idrauliche;
9.6 acquisizione della tecnologia Totem dell’Ing. Mario Palazzetti (es. Volkswagen);
9.7 acquisizione della tecnologia “combustione pulita” del metano secondo il metodo in corso di studio dal Prof. Rubbia; e in mix con idrogeno; acquisizione di know how / aziende che producono impianti per la produzione dell’idrogeno;
9.8 acquisizione della tecnologia per la produzione di plastica di origine vegetale;
9.9 acquisizione della tecnologia per realizzare la filiera del compostabile.
10. In una ipotesi in cui il soggetto politico introduca una legge per cui le risorse distribuite dalle partecipate siano vincolate ai fini istituzionali, possono essere realizzate una serie di opere che rappresentano l’ABC della convivenza civile come:
10.1 reinserire le fontanelle nelle piazze cittadine.
10.2. Fornitura di “kit di pulizia” composti da scope, palette, sacchi, guanti, mascherine e pettorine di riconoscimento a persone in difficoltà che ricevono aiuti e sostentamento dal Comune e che hanno voglia di ricambiare l’aiuto offerto.
10.3 Ripristino della figura dello “spazzino di quartiere“, per ricostruire il rapporto tra Hera e i cittadini a partire dalla strada, potendo avere sia funzione di informazione ai cittadini sulle modalità di controllo della raccolta differenziata, che anche di presidio e controllo sul territorio.
1. Consumo minimo di acqua procapite gratuito. Per le utenze civili ogni persona fisica deve avere diritto a 50 litri al giorno di acqua potabile gratis. Oltre questa soglia il prezzo dell’acqua potabile aumenta in maniera più che proporzionale. Questo perché il diritto all’acqua risulta quale estensione del diritto alla vita.
2. Realizzazione di catasto aggiornato dei punti di prelievo e di scarico idrico. Insieme a tecnici delle istituzioni pubbliche e private competenti (Regione Emilia-Romagna, Atesir ex Ato, Autorità del Bacino del fiume Po, ecc. ), si rende opportuno fare un aggiornamento sia del catasto dei punti di prelievo, sia una rimodulazione dei canoni di concessione per i prelievi, in particolare per attività non ecosostenibili. Ad es. campo da golf (richiede in media oltre 300 mq di acqua al giorno per i mesi caldi), cannoni spara neve (ca. 100 mq al giorno), sorgenti di acque minerali, impianti di imbottigliamento bibite, ecc. Il concetto è realizzare un modello per cui “chi preleva enormi quantità di acqua, paga“.
Parimenti si rende opportuno fare un aggiornamento del catasto dei punti di scarico, e una rimodulazione dei canoni e delle sanzioni per gli scarichi di attività potenzialmente inquinanti, in particolare di attività produttive e di scarico di acque nere civili in canali di acque bianche nei centri storici. Inoltre occorre inserire una eco-tassa su prodotti pesticidi e diserbanti, che spesso finiscono nelle falde acquifere e nelle acque superficiali. Il concetto è aggiornare la modalità di controllo del principio per cui “chi inquina, paga“.
3. Fissare degli indici economici di gestione per efficientare la rete idrica. Oggi la rete idrica disperde acqua, energia elettrica, e chimica di depurazione per un 30% circa. Si rende opportuno fornire alla comunità degli utenti e agli azionisti un rapporto sullo stato di salute delle reti gestite, con una mappatura delle linee con indicazione di quelle a fine ciclo di vita che richiedono una manutenzione straordinaria, e al contempo prevedendo un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria con relativo piano di costi e copertura. Occorre fissare dei parametri che esprimono il livello di investimento minimo nella manutenzione ordinaria e straordinaria delle reti. Gli indici sono in funzione del fatturato e delle quote di dividendi
4. Perseguire il criterio di “economicità e redditività” tenendo presente il principio della prudenza nella tutela della salute umana e dell’ambiente, attraverso forme di incentivi all’impiego delle migliori tecnologie disponibili. Il principio da seguire nella scelta degli investimenti è il minor impatto sulla salute dei cittadini e dell’ambiente. :
5. Favorire l’utilizzo di eco-packaging con imballaggi biodegradabili e inceneribili senza rilascio di diossine e furani. Ciò attraverso sgravi fiscali ai materiali bio e aggravi fiscali a quelli non bio. I sacchi gialli, azzurri e neri distribuiti agli utenti dalle multi utilities dovranno essere realizzati con materiali non inquinanti, ossia di origine vegetale e compostabile in modo che qualora inceneriti o buttati in discarica non producono inquinamento.
6. Imporre un limite al numero di polimeri impiegati (PET, PVC, PE, PP, ecc.) per le varie tipologie di imballaggi flessibili e rigidi al fine di semplificarne la circolarità (riciclo e seconda vita).
7. Privilegiare il trattamento meccanico biologico riciclando i rifiuti in poli di recupero rispetto e la cogenerazione rispetto alla messa in discarica e all’incenerimento.
8. Perseguire il criterio di “economicità e redditività” tenendo presente il principio della prossimità, in base al quale i rifiuti andrebbero gestiti e trattati in un luogo più vicino possibile a quello in cui sono originati. Questo perché il trasporto in centrali di trattamento più lontane costa, e siccome il costo calcolato sulle tariffe viene addebitato in bolletta, questo costo viene pagato dagli utenti. Oltre al discorso economico, esiste anche un discorso di equità civica, secondo cui ogni comunità deve avere una pari opportunità di servizi pubblici. Dal momento che il principio “chi inquina, paga” è già regolato dal punto di vista normativo e accettato come giusto, sarebbe opportuno ora che la politica introducesse la norma per cui la comunità che produce rifiuti, dovrebbe anche dotarsi degli impianti per trattarli, oppure conferirli presso le ditte più vicine già esistenti sul territorio di riferimento.
9. Verificare a livello di politica comunitaria la possibilità di introdurre restrizioni come fornitori a società che utilizzano pratiche elusive nei confronti della fiscalità generale, ossia che eludono il fisco a norma di legge. Ossia la possibilità di introdurre negli statuti delle pubbliche amministrazioni e delle società a maggioranza relativa di capitale pubblico delle restrizioni alla partecipazioni a bandi di gara a quelle aziende che eludono in maniera diretta od indiretta la fiscalità generale del paese di riferimento appuntando la sede fiscale in un paese appartenente alla “black list“, ossia nei cosiddetti paradisi fiscali, e praticando il tranfer pricing.
10. Vincolare le risorse percepite dagli enti pubblici in quota interesse o in quota capitale a solo per fini istituzionali della partecipata presso cui sono generati. Il concetto è che i quattrini generati dai dividendi o dalla vendita di quote non possono essere destinati ad organizzare rassegne cinematografiche o festival o altre forme di “circensem“, ma devono essere investiti in servizi ed infrastrutture come la sistemazione della rete idrica, la costruzione di depuratori e invasi di riserva idrica, e l’introduzione delle buone pratiche.
Il controllo del Gruppo Hera è oggi di fatto nelle mani del CdA, che presenta le linee guida del piano industriale al comitato del sindacato di voto, ossia i Sindaci dei 10 Comuni aventi partecipazioni rilevanti, che hanno solo il tempo per sottoscriverlo. Oggi occorre riequilibrare questo rapporto, facendo in modo che sia la proprietà pubblica a fornire delle linee guida di politica industriale al top management, che è nominato dai soci pubblici. Per questo occorre che quando si vota per un candidato Sindaco, questi debba inserire nel proprio Programma Elettorale anche le linee guida di politica industriale per le aziende partecipate che andrà a controllare in rappresentanza dei cittadini.1. Votare per i partiti che inseriscono nel proprio programma di mandato un piano industriale orientato alla Green Economy e alla Circolarità.
2. Praticare l’azionariato diffuso. Acquistare azioni delle società partecipate dei propri territori, partecipare alle Assemblee dei Soci ed esercitare il proprio diritto di voto. Questo serve per ristabilire il primato della economia reale rispetto alla finanza.
3. Votare per i partiti che inseriscono nel proprio programma di mandato l’accoglimento della Direttiva 2007/36/CE o “Shareholders Rights Directive“ che permette il voto telematico, ossia la possibilità di votare gli Ordini del Giorno anche anticipatamente alla data dell’Assemblea dei Soci, comodamente da casa per via elettronica.
4. Votare per i partiti che inseriscono nel proprio mandato elettorale la possibilità di far votare i cittadini azionisti di società partecipate direttamente dai siti delle Reti Civiche comunali, attraverso modulistica semplificata.
5. Richiedere ai propri amministratori cittadini la possibilità di inserire sulle Reti Civiche comunali le Linee Giuda o Piani Industriali presentati dai vari partiti, rispetto alle varie società partecipate. I cittadini azionisti, potrenno così verificare costantemente anche dopo la campagna elettorale, che le parole spese si possano tradurre in fatti concreti.
6. Acquisire la cultura dell’azionariato diffuso, ossia la consapevolezza che ciascuno di noi ha il dovere di partecipare alle decisioni che ci riguardano direttamente nei luoghi dove si ha titolo per decidere. Nel caso delle società partecipate che si occupano della gestione dei beni e servizi primari e di pubblica utilità, tocca a noi esserci, proporre e controllare. L’unico modo è essere azionisti, partecipando alle decisioni di governance attraverso il voto. E’ un esercizio di Democrazia Diretta Economica.
7. Acquisire e contribuire a diffondere a cultura del Modello della Terza Via basata sullo Stato Imprenditore, come ai tempi di Mattei, Moro, Dossetti e La Pira. Lo Stato deve avere il controllo pubblico di maggioranza relativa delle azioni necessario per fissare le linne guida nell’interesse collettivo -la cd. golden share- mentre ogni cittadini dovrebbe acquistare delle azioni per controllare dall’interno il regolare svolgimento dell’attività, sia fornendo proposte, sia portando all’attenzione dell’Assemblea eventuali irregolarità.
8. Acquisire la cultura della centralità dell’interesse collettivo pubblico che è l’esatto contrario del neoliberismo volto a tutelare l’interesse particolare privato, ossia quel particolare modello di sviluppo che ha delle regole di funzionamento che vanno smantellate, e che sono:
8.1 moneta a debito, ossia non emessa da soggetto pubblico ma da soggetto avente soci privati.
8.2 Elusione fiscale legalizzata, ossia la possibilità di spostare la sede fiscale in un paradiso fiscale o eseguire pratiche di transfer pricing.
8.3 Smantellamento delle barriere doganali, laddove è impossibile competere con merci provenienti da paesi dove la manodopera costa fino a 20 volte di meno, spesso in assenza di parità di tutele sindacali ed ambientali.
9. Acquisire la consapevolezza che oggi impera un Pensiero Unico proposto dalla grancassa mediatica, ossia giornali, radio, televisioni, e personaggi orbitanti in vari centri studi, sedicenti think thank ed università. Questo Pensiero Unico è costituito da personaggi pagati per dissimulare alcune cose:
9.1 che le aziende strategiche hanno la tendenza fisiologica a fare utili (Es. Eni, Enel, Finmeccanica, Poste Italiane, Autostrade, MPS, ecc.).
9.2 Che questi utili possono essere reinvestiti nel ciclo produttivo e destinati all’ambiente, senza l’obbligo di distribuirli come dividendi, aumentando così il valore della quota capitale.
9.4 Che in passato sono state indebitate fortemente attraverso operazioni assurde sia per zavorrarne lo sviluppo, sia per fornire alle banche private risorse in modo usuraio semplicemente emettendo debito con un click sulla tastiera.
9.5 Che in passato sono stati inquisiti i vertici di aziende che erano gioielli di Stato, per poi gettare discredito e costringere a svendere per due soldi alla finanza straniera che finanziava direttamente o indirettamente la grancassa mediatica.
9.6 Che il Libero Mercato a livello sia globale che locale non esiste, ma di fatto è pilotato da circa 147 entità finanziarie glocali, che controllano a cascata l’andamento delle aziende pubbliche e private.
10. Deve essere creato un nuovo “Pensiero Multiplo” a livello internazionale da contrapporte al Pensiero Unico, che permette al Popolo Sovrano di esercitare il diritto alla Sovranità sia in termini politici, che economici che ambientali. Per farlo deve essere chiaro che le aziende strategiche che gestiscono servizi di pubblica utilità quali moneta, energia, sanità, istruzione, informazione, alimenti, trasporti, telecomunicazioni, sicurezza e difesa, devono essere gestite secondo il Modello dello Stato Imprenditore, ossia con golden share pubblica e il resto azionariato diffuso, smantellando di fatto i due leit motiv che hanno portato allo smantellamento dello Stato Sociale, ossia “socializzare le perdite, e privatizzare i profitti“, e “se ne parli e si manifesti nelle Piazze, purché se ne parli e si manifesti nelle Piazze e basta“. La modalità concreta potrebbe essere quella proposta da Openpolis, mettendo i cittadini in condizione di essere consultati sui principali avvenimenti che li riguardano, ai vai livelli:
10.1 a livello nazionale: http://europee2014.voisietequi.it/rispondi/
10.2 a livello locale: http://amministrative2016.voisietequi.it/