Grazie Signor Presidente, buongiorno a tutti,
porto il punto di vista di alcuni piccoli azionisti, che sono anche utenti dell’azienda.

Il punto di vista è estremamente positivo.

Ci tengo a ringraziare il management ed in particolare il Presidente esecutivo Tomaso Tommasi che ha lavorato con costanza ed equilibrio per consegnarci una società sana, in ordine, in buone mani, e che va nella direzione giusta.

Le linee guida sono indirizzate a n. 4 obiettivi che consideriamo dei capisaldi:

  1. Attenzione alla ricaduta sul territorio delle entrate, utilizzando laddove possibile fornitori dell’ambito di riferimento.
  2. Attenzione alle sinergie con le altre multiutility. Sono da considerare partners e non competitors, per la condivisione di buone pratiche, sistemi informatici, di centrali di acquisto.
  3. Essere una azienda Integrata verticalmente, con attività di filiera di natura imprenditoriale. Pensiamo alla produzione di energia da biomasse. Alla produzione di polimeri da plastica riciclata. All’attività di bonifica di grandi aree industriali. Queste attività generano know how per il territorio, che sono un valore che non si vede nei numeri del bilancio, ma che c’è. Un’accelerazione in questo senso l’ho notata con la nomina ad AD di Stefano Venier. Mi auguro che il nuovo Consiglio di Amministratore che sarà eletto oggi possa proseguire nella stessa direzione.
  4. Essere una società partecipata, metà pubblica e metà di piccoli azionisti. Questa cosa non è scontata, e per questo ringrazio il Presidente Tomaso Tommasi, che è riuscito a mantenere la società in mano pubblica. 

All’inizio c’è stata una certa rigidità da parte mia, ma quando nel 2010 ho iniziato a partecipare alle assemblee del Gruppo Hera, si veniva da una stagione di privatizzazioni della struttura portante industriale italiana, l’IRI, e contestualmente dove a Bologna sono passate di mano via via a stranieri importanti aziende come:

  • il Credito Romagnolo e la Cassa di Risparmio in Bologna, che insieme avevano oltre il 30% delle quote della Banca d’Italia;
  • la catena di farmacie comunali;
  • grosse cooperative come l’Edilte;
  • società di impiantistica come la Filippo Fochi, azienda che costruì il gasometro qui di fianco oltre 100 anni fa;
  •  le municipalizzate dei servizi di pubblica utilità.

Mi sono avvicinato alle ex municipalizzate, per provare a capire un po’ più da vicino cosa stava succedendo, e cosa poteva ancora succedere.

Quindi lato gestione interna dell’azienda, fin qui, tutto bene.

Ci sono però due aspetti di ordine più generale che ciascuna multiutility dovrebbe considerare:

– il tema della sicurezza energetica e del controllo dei prezzi dell’energia.

– il tema delle risorse per la ristrutturazione della rete.


Sono temi di ordine nazionale, e non possono essere lasciati al mercato, alle singole multi-utility.

Per la sicurezza energetica, abbiamo assistito a delle oscillazioni di prezzo che poi sono ricadute sugli utenti.  La politica in Francia e Germania -che hanno già un costo dell’energia del 30% inferiore dato dal nucleare- per calmierare i prezzi hanno nazionalizzato EDF e Gazprom Germania: Ma bisogna considerare il fatto che l’hanno potuto fare perché hanno un sistema di banche pubbliche.  

Perdipiù sempre in Germania, KfW – Kreditanstalt für Wiederaufbau (l’Istituto di Credito per la Ricostruzione), un istituto pubblico equivalente alla nostra Cassa Depositi e Prestiti, ha immesso 750 miliardi di euro di liquidità.

Azioni come queste possono venire solo dal coordinamento tra management e proprietà pubblica, in un ambito di politica economica nazionale. Per concorrere equamente a Francia e Germania qui in Italia la proprietà come soggetto pubblico a mio modesto parere necessiterebbe di due azioni:

  1. Coordinarsi tra multiutility in Utilitalia per acquisire quote di banche ora in mano parzialmente pubblica, come MPS – Monte dei Paschi di Siena e Banca Popolare di Bari.
    Se la cosa richiede una variazione dello Statuto, si farà la variazione dello Statuto in assemblea.
  • Richiedere all’Unione Europea di fare spesa pubblica, visto che lo Stato ed i Comuni non sono una famiglia. Ci sono strade, reti idriche, fognature da costruire e da mantenere, e per questo serve immettere moneta in circolazione. Faccio un esempio:  i fondi del PNRR di cui la ns. azienda ha beneficiato mi pare per 130 milioni, non sono presi da un caveau sottoterra, ma sono creati col click di un computer. Il regime del Gold Standard è finito negli anni ’70:, e la moneta è svincolata dall’oro: si crea con un click e il limite all’emissione è il raggiungimento della piena occupazione e della stabilità dei prezzi.

La politica in Francia e Germania ha agito nell’interesse di aziende partecipate ed utenti.
Ci auguriamo che anche da noi ci si muova in questo senso, altrimenti le ns. multiutility potrebbero fare la fine di aziende di altri settori di pubbliche utilità -come trasporti e telecomunicazioni- che oggi parlano francese e tedesco..

Grazie Signor Presidente, Auguri,  buon lavoro a management e proprietà

Enrico Nannetti                                                       Assemblea dei Soci Hera Spa del 27 04 2023